lunedì 16 maggio 2011

Quello che possiamo e quello che NON possiamo fare

Era da tempo che meditavo di scrivere due righe sull’argomento e ieri, mentre piangevamo l’ennesima morte a cui nostro malgrado siamo state costrette ad assistere, i nostri cellulari, come tutti i giorni, continuavano a squillare perché qui a Napoli l’emergenza è ordinaria e non si ha nemmeno il tempo di fermarsi per piangere senza essere sommerse dalle nuove ineluttabili emergenze.
Per questo credo sia il momento di spiegare alle persone che ci conoscono e ci seguono quello che noi possiamo fare e quello che invece non è nelle nostre forze.

Premesso che al momento ci occupiamo di circa 70 tra cani e gatti e considerando che non avendo un canile/gattile tutte queste 70 anime ci costano ciascuna (se va bene) 120 euro al giorno di pensione escluse le cure mediche (sterilizzazioni, vaccini ed interventi chirurgici), è facile comprendere quali siano le oggettive difficoltà economiche dalle quali ogni mese tentiamo di non essere sopraffatte.

Napoli è piena di cani randagi molti dei quali abbandonati e almeno 5/6 volte al giorno riceviamo telefonate di persone che ci chiedono aiuto per il cane o il gatto che hanno raccolto in strada che OVVIAMENTE non possono portarsi a casa e di cui NATURALMENTE non possono occuparsi:

quello che noi POSSIAMO fare è:
  • consigliare un valido veterinario con prezzi accessibili per le prime cure del caso se necessarie o qualora non lo fosse per verminazione e vaccini;
  • consigliare una pensione a seconda del budget del richiedente dove il cane/gatto sarà accudito fino all’adozione;
  • impegnarci a far girare le foto ed a trovare una valida adozione al piccolo, impiegando in questo tempo (per appelli e contatti con volontari ed aspiranti adottanti) e denaro (in telefonate e mail..).
Ma purtroppo l’aiuto che ci viene chiesto è di altra natura: chi trova l’animale in difficoltà non vuole aiuto logistico ed indicazioni sul cosa fare ma soltanto economico; ci dicono “quando ve lo venite a prendere?” o se va bene “ dove ve lo possiamo portare?..”.

Scusate la franchezza ma è troppo facile fare una telefonata e scaricarsi la coscienza, aiutare vuol dire anche farsi carico non solo economicamente ma anche moralmente della vita di queste creature; diversamente se non si ha intenzione di muovere un dito per aiutare né portando il cane in pensione, né dal veterinario, né facendo foto decenti, è più corretto lasciar stare ed assumersi con la propria coscienza la responsabilità di non aver fatto nulla, perché non è giusto scaricare le propria coscienza comunicando a terzi l’emergenza e chiedendo loro di intervenire quando questi terzi hanno decine di cani e migliaia di euro di debiti.

In questa città e più in generale nel Sud Italia non basta la buona volontà di uno sparuto gruppetto di persone quando il nemico da affrontare è l’inciviltà di chi fa riprodurre gli animali e l’assenza delle istituzioni a cui di fatto si sostituiscono i volontari. Se si amano davvero gli animali e se questo amore tanto professato a parole non è solo un modo di dire per apparire simpatici, è necessario collaborare con i volontari: in primis parlare con le persone e diffondere una cultura di rispetto e di prevenzione delle nascite, mettersi in gioco in prima persona spendendo tempo e soldi (cosa che noi facciamo tutti i giorni anche oltre le nostre possibilità) per garantire la sopravvivenza al cane o al gatto e nel frattempo con l’aiuto e l’esperienza dei volontari si cercherà una famiglia affidabile; solo allora si potrà affermare di aver aiutato!

Non è giusto né sufficiente fare una telefonata pretendendo che altri intervengano (prelevando il cane, pagando le cure e la pensione, facendo le foto etc..) scaricando loro addosso il problema!

Forse in contesti diversi in cui i randagi sono meno dei 200 mila che sono qui a Napoli; ma qui solo la volontà e la collaborazione di TUTTI possono con il tempo far cambiare le cose, diversamente noi volontari continueremo a svuotare il mare con un cucchiaio perché le nostre 200 adozioni annuali rappresentano una goccia nel mare dei migliaia di Caddis dinanzi ai quali tutti distolgono lo sguardo permettendo vigliaccamente che un cane possa morire a 2 anni ucciso dall’indifferenza di una intera città.

Scusatemi ma è ciò che penso.

Irene



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